La mia storia

La mia Storia

Gli esordi, non solo corsa.

Il mio primo approccio con le gare di corsa è stato ai Giochi della Gioventù, alle elementari e poi alle medie, con le gare in pista e le campestri. Non mi allenavo di certo come intendiamo oggi, i miei "allenamenti" erano i giochi all'aria aperta con gli amici, in cortile o in campagna. In pratica correvo tutto il giorno, dietro ad una palla, dietro agli amici, pattinavo, andavo in bici, mi arrampicavo sugli alberi...
Grazie ai miei genitori che mi hanno sempre appoggiato nella scelta di praticare diversi sport, ho frequentato corsi di ginnastica artistica, nuoto, danza classica, sci di fondo e anche una piccola parentesi di apnea (mio marito è istruttore Apnea Academy)
Correre mi è sempre piaciuto, ho iniziato a farlo un po' per caso: uscivo con scarpe improbabili, correvo un po' agli argini del fiume Tanaro e Bormida e poi tornavo a casa, senza criterio, senza tabelle e senza orologio.

Nel 2000 mi sono messa in testa di correre la maratona con il solo scopo di portarla a termine. Ho esordito alla Turin Marathon, allenandomi per circa 70 km a settimana e ho concluso la mia prima maratona in 3h 32'.

Nel 2001 mi sono laureata all'università degli studi di Torino in lingue e letterature moderne e contemporanee e la corsa è stata messa un po' in secondo piano per motivi di studio.

Nel 2002 ho iniziato ad allenarmi più seriamente grazie all'incontro con la mia attuale allenatrice Beatrice Brossa, che si era trasferita in Alessandria e allenava i ragazzi dell'atletica. Così mi sono iscritta all' Atletica Alessandria e correvo con Laura ed Elisa le figlie della Bea e con suo marito Giorgio Costa. Ero sempre un po' scostante negli allenamenti, invece mi divertivo molto a fare le gare, sia quelle domenicali nei paesi vicini ad Alessandria che quelle in pista, prediligendo comunque la strada e le gare lunghe.
Nel 2003 io e Bea abbiamo deciso di preparare la maratona in modo più serio. A Piacenza ho corso in 2h 48', a Reggio Emilia in 2h 51'.
Nel 2004 sono passata alla Runner Team 99 di Volpiano, la mia attuale società. In quel periodo mi sono dedicata più che altro alla pista e alle gare più corte su strada.
Nel 2006 e nel 2007 sono nati i miei bimbi Leonardo e Arianna e quindi sono stata ferma un po'.
Nel 2009 ho ripreso l'attività agonistica, io e Bea abbiamo voluto preparare un'altra maratona, compatibilmente con gli impegni lavorativi ( nel frattempo ho cominciato a lavorare in un asilo nido come educatrice) e famigliari. A Carpi ho corso la Maratona d'Italia in 2h41', mio nuovo personale sulla distanza. A fine anno ho cominciato ad avere problemi di salute.
Nel 2010 altro stop dovuto alla splenectomia.


Sferocitosi, splenectomia, rinascita atletica.

Sono affetta da una disfunzione genetica della membrana dei globuli rossi la sferocitosi: il globulo rosso è più fragile e viene distrutto dalla milza, che di conseguenza s'ingrossa, creando una situazione di anemia perenne.
Convivo da questa disfunzione dalla nascita, ma non mi aveva mai dato seri problemi a parte l'alterazione di alcuni valori ematici (bilirubina alta, emoglobina, ematocrito e globuli rossi bassi).
All'inizio del 2010 ho cominciato a stare davvero male, facevo fatica anche solo a camminare, ero sempre stanca ma davo la colpa alle troppe cose fatte in quel periodo: il lavoro al nido, i figli piccoli (notti insonni e tutto il resto) gli allenamenti e la maratona di Carpi 2009 ancora da smaltire. Nonostante tutto continuavo ad andare al lavoro facendo una fatica anomala, finché un giorno mio marito mi ha obbligato ad andare al pronto soccorso. Dopo l'esito degli esami del sangue mi hanno spedito subito in ematologia, decisi a farmi una trasfusione: i miei valori ematici erano davvero disastrosi. Nel reparto di ematologia quel giorno era presente la dottoressa Daniela Pietrasanta, mamma di una delle "mie" bimbe che frequentava il nido dove lavoravo, che prese a cuore il mio problema. Consultò per telefono i medici del Centro Malattie Rare di Milano e decisero di non trasfondermi ma di farmi una settimana di flebo di soluzione fisiologica e folati per tamponare la situazione e far salire un po' i valori. Nel frattempo mi fecero mille altri esami perché oltre ad un'estrema stanchezza avevo episodi frequenti di dissenteria e dolori articolari fortissimi. L'ecografia all'addome rivelò una milza gigantesca: era lei che requisiva i miei globuli rossi e che comprimeva l'intestino causandomi sub-occlusioni quindi era necessaria la sua immediata asportazione. Il 14 maggio 2010 mi sottoposero ad un intervento di splenectomia in laparoscopia, ma la milza era talmente grossa che i medici non riuscirono a farla uscire per via laparoscopica e furono costretti a tagliare come se dovessero fare un cesareo. Effettivamente le dimensioni e il peso della mia milza potevano anche assomigliare a quelle di un neonato prematuro: 26 cm e 1,8 kg di peso. Mi hanno asportato anche la colecisti perché avevo i calcoli, sempre causati dalla sferocitosi. Finalmente potevo riprendere a correre, dopo essere stata quasi immobile per circa 5 mesi.


A fine giugno ero sulla linea di partenza della mezza maratona di Biella. I medici mi avevano dato l'ok per correre anche una 100km. Ho chiuso la mia prima gara post splenectomia in 1h21', facendo una gran fatica gli ultimi km ma felicissima di aver ricominciato a correre. Nonostante la mia gioia per aver ripreso a correre non avevo più molta voglia di allenarmi, ero stata troppo male quindi volevo solo divertirmi e correre per il piacere di farlo senza dover essere vincolata a tempi, distanze o gare da preparare. Ho comunicato la mia decisione a Claudio Favaretto, presidente della Runner Team 99, che ha accolto la mia decisione con un po' di rammarico ma con assoluta comprensione. Mi strappò però la promessa di fare i campionati di società a Pordenone, 10 km su strada. Intanto io, per un breve periodo mi sono dedicata al trail running , mia grande passione, ma senza velleità cronometriche. Durante l'estate ho partecipato alla 21 k della Chaberthon Marathon e all'Ivrea-Mombarone. Di allenarmi non avevo la minima intenzione, correvo solo per il piacere di farlo, mi divertivo molto ed ero in pace col mondo, questo mi bastava.
A settembre sono partita per Pordenone con molta svogliatezza, non mi stavo allenando e non mi sentivo particolarmente in forma anche se dopo l'operazione stavo molto bene di salute. Sarà stata la gioia di rivedere le mie compagne di squadra, l'aver respirato nuovamente le tensioni pre-gara e l'aver corso con le migliori italiane, da quel giorno mi è tornata la voglia di allenarmi nuovamente. Ho cominciato davvero per gradi: ho chiesto alla mia allenatrice di sempre Beatrice Brossa di farmi un programma molto leggero perché avevo intenzione di riprendere con molta calma, a misura di mamma lavoratrice. Mi sono data anche un obiettivo: la Stramilano ad aprile 2011. Ho cominciato a fare alcuni lavori di ripetute neppure una volta a settimana e a corricchiare si e no 5 gg a settimana. A marzo 2011 ho deciso di iscrivermi alla Lago Maggiore Half Marathon più che altro per allenarmi per la Stramilano e per passare una bella giornata con la la mia famiglia sul lago Maggiore. Ho corso questa gara in 1h13' netti, abbassando addirittura di un minuto il mio vecchio personal best. Ero davvero stupita e stimolata da questo risultato inaspettato, così io e Bea abbiamo deciso di rimetterci in gioco. I miglioramenti che ho avuto in poco tempo sono stati incredibili. I miei valori ematici erano perfetti e stavo benissimo. In estate prese forma l'idea di provare a fare il minimo olimpico in maratona e a settembre questo incredibilmente si avverò: 2h 26' 33", ampiamente sotto al minimo richiesto (2h30').
Questo risultato ha dato sicuramente una svolta alla mia carriera agonistica tanto che decisi di lasciare il lavoro per dedicarmi completamente all'atletica.


2012, anno olimpico

Il 2012 è stato per me ricco di soddisfazioni e di successi personali. Il fatto che fosse anche l'anno olimpico ha sicuramente contribuito alla realizzazione di alcuni importanti risultati, tappe di avvicinamento a quello che è un po' il sogno di ogni atleta: l'Olimpiade.

La mia crescita atletica ha trovato la sua massima espressione in due importanti occasioni: il 26 febbraio alla Roma-Ostia, mezza maratona valida anche come Campionato Italiano assoluto e il 15 aprile alla Maratona di Rotterdam. In entrambi i casi ho ottenuto le migliori prestazioni italiane sulla distanza ( 67'46" nella mezza e 2h23'44" in maratona). Grazie al risultato raggiunto a Rotterdam sono entrata a far parte della squadra olimpica di maratona. Alle Olimpiadi di Londra mi sono classificata 8a con 2h25'27", con un po' di rammarico per non essere riuscita a dare il massimo a causa di problemi intestinali patiti negli gli ultimi 10 km di gara. Ho chiuso l'anno con un 3o posto alla Turin Marathon in 2h27'04".


2013, Mondiali di Mosca (Russia)

Il 2013 è cominciato, da un punto di vista atletico, non troppo positivamente. Le fatiche dell'anno precedente hanno lasciato strascichi fisichi e mentali. Dopo la Turin Marathon corsa a novembre 2012 mi sono dovuta fermare per un mese intero a causa di un'edema osseo al ginocchio destro. Questo lungo stop mi ha permesso di guarire completamente ma è stato deleterio per la mia vita sportiva: riprendere a correre a certi livelli non è stato per nulla facile. Infatti le prime gare dell'anno non sono state soddisfacenti, soprattutto la mezza maratona di NY terminata in 1h13'57". Ho cominciato ad entrare in forma in occasione dei campionati italiani sui 10.000 di Ancona a fine maggio e a giugno quando ho vinto l'oro sulla mezza maratona ai Giochi del Mediterraneo di Mersin.


L'idea di correre la maratona ai Mondiali di Mosca è venuta tardivamente, poco prima dei Giochi del Mediterraneo. A luglio ho fatto un bellissimo e impegnativo raduno a St Moritz insieme alla mia grande amica Emma Quaglia, alla mia allenatrice Beatrice Brossa e a Maurizio Odorizzi (fisioterapista Fidal). Sono arrivata all'appuntamento di Mosca in perfette condizioni fisiche e mentali, questo mi ha permesso di arrivare sulla linea di partenza molto serena e tranquilla, con l'idea in testa di tenere il mio passo costante x tutta la durata della gara, senza preoccuparmi troppo di cosa avrebbero fatto le altre ragazze. Non ho mai neanche lontanamente creduto di poter ambire ad un podio, quindi quando al 35 km di gara mi sono ritrovata da sola con la Kiplagat e il vuoto dietro, non ci potevo credere. La mia gioia al traguardo è stata immensa, un argento che per me, per come ho condotto la gara, vale oro.